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Psicoterapia: spunti e riflessioni

Quando la psicoterapia fallisce?

Quando la psicoterapia fallisce

Non è facile prendere la decisione di cominciare un percorso psicoterapeutico e aprire il proprio mondo interiore ad uno sconosciuto: pur sapendo che si tratta di un professionista e che è abituato ad accogliere segreti e confidenze, chiedere aiuto è difficile. A volte si è prevenuti e scoraggiati perché si proviene da una psicoterapia interrotta per non aver portato ai risultati sperati. Vediamo quindi quali sono i casi in cui la psicoterapia fallisce e cosa fare per non scoraggiarsi: perché se non è riuscito l’aiuto da parte di un professionista non significa che tutto è perduto!

 

 

Perché una psicoterapia fallisce?

 

È importante tenere a mente che la psicoterapia è basata su una relazione e, come tutte le relazioni, non sempre è perfetta.

 

I possibili motivi del fallimento terapeutico sono diversi e profondamente soggettivi. Io ho deciso di raccogliere quelli più significativi, tra cui:

Scarso impegno, che per esempio può manifestarsi con mancanza di puntualità o di presenza alle sedute, mancanza di volontà a prendere contatto con il proprio mondo interiore;

Troppe aspettative nei confronti del terapeuta. Lo psicoterapeuta non può avere le risposte ad ogni problema; il suo ruolo è di aiutare il paziente a conoscersi meglio, a interpretare ciò che gli accade, a trovare dentro di sé le risorse per affrontare le difficoltà.

Le resistenze. Ogni situazione, anche se dolorosa, offre dei benefici secondari che possono essere più o meno consapevoli: per questo è spesso difficile abbandonare certi meccanismi che ci fanno soffrire.

Mancanza di buona relazione con il terapeuta indipendentemente dalle sue competenze, perché non si stabilisce il giusto “feeling”.

  

Perché non scoraggiarsi se la psicoterapia fallisce

 

Quando un percorso psicoterapeutico fallisce o non ha dato i risultati sperati, la psicoterapia può lasciare un brutto ricordo.

 

Non bisogna però scoraggiarsi o arrabbiarsi: il danno peggiore è la perdita di speranza e la sensazione di solitudine.

 

Bisogna invece focalizzarsi sul fatto che già risulta positivo aver chiesto aiuto, aver creato l’occasione di migliorarsi e aver manifestato l’interesse a conoscersi meglio, perché questo vuol dire amor proprio e rispetto di sé.

 

Il fallimento terapeutico nel raggiungere la risoluzione del problema principale che ha portato a cominciare il percorso non vuol dire che la psicoterapia non è servita a niente, anzi, ha contribuito a fare ordine nella nostra mente e nel nostro cuore e prendere consapevolezza dei meccanismi che sostengono i nostri comportamenti.

 

Il grande lavoro della psicoterapia si concentra sull’osservazione, sulla conoscenza e sulla comprensione di ciò che accade nel nostro mondo interiore. 

 

Ricorda: il cambiamento passa sempre per la conoscenza di sé e la consapevolezza.

 

Tornare a lavorare su sé stessi, sul lavoro fatto, sui percorsi cominciati e poi interrotti, su quelli mai  iniziati: questo vuol dire non rassegnarsi e intraprendere una strada diversa nel percorso e nella conclusione!